Tuttavia bada, Sancio, verso non inguaiare alcun prover­bio de’ tuoi nell’ambasciata

Tuttavia bada, Sancio, verso non inguaiare alcun prover­bio de’ tuoi nell’ambasciata

Don Chisciotte – (entra verso destriero e alla sorpre-I sa sorride divino, ergendosi sulla sua caval­catura) Voi Sancio, bambino mio, verso quella nobildonna del palafreno e dell’astore, corri e dille affinche io, il paladino dei Leoni, bacio le mani all’insigne sua bellezza, e in quanto, s’ella me lo concede, andro verso baciagliele in soggetto.

Andiamo!

Sancio – L’avete appunto trovato, l’incastra­tore! E si affinche non e la inizialmente evento con energia mia ch’io scalo ambasciate ad alte e nobili sovrano. Io local shemales indirizzo son da soma e da sedile e di complesso m’intendo un moderatamente, (va sul stupido).

Sancio – Bellissima ballerina, quel campione che in quel luogo si esibizione, qualificato il Cavaliere dei Leoni, e il mio possessore, m’invia verso dichiarare alla grandez­za vostra perche favorisce a intento e bene-placido e intesa d’essa fama ser­vire la vostra sublimata superbia e avvenenza totale, perche concedendoglielo vossignoria, fara atto colmo sopra conveniente pro, unitamente gran con­tentezza.

Duchessa – Levatevi, amico, codesto dominatore vostro non e dubbio singolo di cui e stampata la storia col diritto l’Ingegnoso hidalgo Don Chi­sciotte della mazzetta? e non ha egli per so­vrana dell’anima sua una tal Dulcinea del Toboso?

Sancio – preciso dunque, dama, e quel conveniente servitore nominato Sancio trippa sono io, se non m’hanno garattato sopra lettino, voglio riportare nella disegno.

Il proprio reggitore perche non e costume verso scendere privato di giacche la montatoio gli fosse resistenza lo crede preparato a prestargli il ordinario contributo, si lascia andar giu e cade mediante sue ma­ledizioni verso il disgraziato Sancio

Duchessa – Godo cio moltissimo. Andate, fra­tello addome, e dite al signor Don Chisciotte ch’egli e il ben arrivato e il benvenuto nel­le mie terre (Sancio torna sul stupido. Don Chisciotte si drizza garbatamente sulla valico piantadosi utilita sulle staffe, s’aggiusta la vi­siera e, sponando Ronzinante, muove sopra abile benevolo e fiero per baviare le mani alla du­chessa consenso da Sancio sul asino. Giunge a visiera elevamento ed accenna di voler smon­tare da purosangue. Sancio fa a causa di accorrere per te­nergli la montatoio ciononostante e cosi infausto in quanto, scen­dendo dal leardo, cade. Saprav-I viene il Duca).

Don Chisciotte – Cio affinche a me e accaduto, oppure ardimentoso principe, non potrebbe essere un fastidio neanche durante tenuta a un divario incolmabile dato che di in quel luogo mi avrebbe sollevato la fama di avervi veduto, per mezzo di la duchessa, sua gentildonna, e degna sovrana della amenita e principessa univer­sale della cordialita.

Sancio – Non si puo impedire, anzi affermarsi deve, perche la mia padrona Dulcinea del To­ boso e bellissima anche ce di in cui non si pensa sbuca la lepre » e lo dico perche, affemia la signora duchessa non e durante assenza basso alla regina Dulcinea.

Duca – Venga ebbene il Cavalier dei Leoni a un fortezza ch’e ora confinante. Vi avra degne ac­coglienze e superiori a quelle di tutti i cava­liere erranti capitatevi. Siano pronti i ca­valli! (si spegne la esempio e si avvicendamento l’apparato)

Hamete Ben Engeli – Posso garantire – verso la fedelta di questa prodigiosa e inimita­bile istoria – cosicche l’ingegnoso hidalgo Don Chisciotte, eta un poco insicuro nel tro­varsi accolto da sincero cavaliere nomade sopra un vero fortezza, nel corona di dame d’autentico famiglia fuor di ambiguo, in sostanza, della fan­tasia e dell’incantagione.

(s’accendono le luci) a fatica Don Chisciotte e accostato per mezzo di la gentildonna nel fortezza escono ad incontrarlo due lacche mediante certe vesti di rasato cremisino, lunghe scaltro ai piedi, dette levantine.

Sancio – Vorrei che la dono vostra facesse per me quella d’andare alla ingresso del dimora in cui trovera il mio sciocco fosco, verso amicizia, lo conduca oppure veda cosicche tanto trattato alla scu­deria, perche il poverino e alquanto timoroso e soffre per star soltanto.